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Mi è successa una cosa strana questo weekend: sono stato insultato prima e picchiato poi, da dei vermiciattoli e sono pure riuscito a divertirmi senza neppure aver pippato.
I miei cari e patetici amichetti hanno finalmente capito che non me ne frega nulla di nulla, se non di spassarmela.
Il negro e la biondina, che triangolo affascinante formavamo: lui una checca famelica che cercava in tutti i modi la fatidica scalata sociale, quella definitiva, come amava dire lui; lei la classica finta bohemienne un po’ dark, che si da arie ascoltando jazz e rock anni 70, mentre nei suoi brani su spotify ci sono solo i Thegiornalisti e Florence + The machine, e che ammalia poveri cristi, perché è traviata dai cattivi ragazzi come me che la trattano di merda, e tu, uomo, forte e virile, sei l’unica ancora di salvezza.
Ho semplicemente avuto un rigurgito verso tutte quelle quintalate di palle.
Perché la regola del gioco di società è che tutto è finto, tutto è ostentazione, l’autenticità non interessa a nessuno, e – strano a dirlo – sono il campione indiscusso in città.
Vogliono i soldi? Ne ho a palate.
Vogliono bellezza? Che si prendano la mia giovinezza.
Vogliono la vita? Che fingano orgasmi, innamoramenti, che perdano tempo e forze in lavori che detestano.
Vogliono la felicità? Che capiscano che il sesso non è affetto e la grandezza è nelle cose infinitamente piccole.
Per il resto, che tutti muoiano pure, ho dell’edonismo da portare avanti.